Il Seminario vescovile di Bedonia, 170 anni di storia

Bedonia

Siamo nel lontano luglio 1846 e a Bedonia viene inaugurato il Seminario Vescovile, che dalla cima del Colle S. Marco, è ancora oggi luogo simbolo della nostra vallata e meta spirituale di molti pellegrinaggi, ma soprattutto, luogo di cultura, incontro e condivisione.


La sua storia inizia nei primi anni dell'800, durante il dominio francese, quanto don Stefano Raffi e il maestro Giovanni  Agazzi, spinti dalla  necessità di creare un alloggio per gli studenti che frequentavano la scuola per chierici del maestro, fondano quello che qualche decennio dopo sarebbe diventato il Seminario come lo conosciamo.
Durante la sua storia, la scuola del Seminario ha donato alla Valtaro, e non solo, più di 600 sacerdoti, sei vescovi e tre cardinali, tra cui il nostro amato don Renato Costa.


Il Seminario è inoltre dotato di un polo museale e un planetario costruito negli anni '80. Troviamo quindi una mostra sulla devozione popolare nella nostra valle dal XVII secolo a questa parte, il museo archeologico e il museo di storia naturale.
Inoltre, è allestita dall'inizio degli anni '80, una collezione di matrici xilografiche, stampe, acquerelli e libri illustrati a opera dello xilografo e scrittore bedoniese Romeo Musa, completata da una biblioteca e da una raccolta di foto dell'autore.

Ma ciò che più di ogni altra cosa rende il nostro Seminario davvero speciale è il suo parco.
Alla fine del lungo corridoio principale, si apre una porta su un viale alberato, che all'ombra dei pini, conduce di fronte alla statua raffigurante la Madonna con il Bambino tra le braccia; a Lei, è dedicata la sagra annuale che anima Bedonia ogni anno a Luglio da più di 50 anni.

Passeggiando tra l'erba bassa, si respira aria di serenità.
Il parco è sempre aperto ed è l'ideale per chi vuole ritirarsi per un po' nella pace della natura, per chi vuole godersi un pic-nic all'ombra degli alberi secolari o per chi, come me, vuole evadere per un po' dalla frenesia di tutti i giorni in compagnia della macchina fotografica.

 
 
Foto e testo di Linda Mezzetta