Forte non dico ma Bello non è!

Belforte di Borgo val di Taro

Belforte viene ricordato con queste parole pronunciate da Maria Luigia, quando salì l'irta stradina che porta al  castello in groppa ad un asino.

Esso dà nome a questo piccolo ma mirabile posto, meta di ciclisti e di cercatori di calma e compagnia, che offre un panorama a 360° su Borgo Val di Taro e sulla valle in generale.
Ai piedi del paese la strada si dirama in due direzioni : una porta alla Chiesa e alla "Villa", l'altra porta verso la Combrattina e San Bernardo, luoghi perfetti per campeggi ed escursioni.
Camminando per la strada principale, si può osservare come la forza della natura prevalga su una salita di roccia; i castagni vi regnano da anni ed anni, come saggi del bosco vivono e dominano il territorio con la loro magnificenza.
Lì vicino, abita un signore con gli occhiali e baffi con un carattere simpatico ma riservato: Giorgio, il liutaio, che vive in una casetta di sasso con un vecchio cesto appeso al cornicione, che nasconde una golosa cantina ricca di salumi a stagionare, e un caratteristico e raro laboratorio di liuteria.

Camminiamo in un piazzale asfaltato, dove il vento inizia a soffiare facendo perdere la diretta via ai capelli, un altro po' di passi e si cammina su un pavimento di ciotoli, dove il tempo ha fatto crescere muschio e qualche piccolo fiore, dall'altra estremità una ringhiera distesa di licheni che separa dal vuoto; la meravigliosa Chiesa di San Michele regna maestosamente da secoli, prima gestita da frati poi affidata alla parrocchia.


A fianco alla chiesa si risale su tortuose scale, verso un piccolo sentiero di sassi mangiato da ciuffetti d'erba, fino a arrivare a dei vecchi gradini  in piane rovinate dall'età, alla fine di questi si raggiunge il circolo ACLI , dove si riunisce la gente del paese, ed un piccolo atrio con un canestro e dei tavoli tutto chiuso da un cancelletto in ferro un po' arrugginito.

Il sentiero incomincia a farsi più tortuoso ma la magnificenza del posto fa nascere il desiderio di proseguire per raggiungere ciò che ad occhio pare irraggiungibile.
Il fiatone regna ma a metà strada scappa il colpo di risata quando sul ciglio destro della strada sbuca fuori un segnale attempato che intima i guidatori di veicoli a fare attenzione alla salita... come se la stradina fosse raggiungibile in macchina!
Manca solo pochi minuti all'arrivo, all'antica rocca, ci separano tre terrazzamenti d'erba e iris, come se le loro foglie volessero divenire spade e proteggere i resti.
Due passi ancora e possiamo ammirare quel pozzo che porta l'acqua alle case del posto, dove la leggenda racconta che d'inverno veniva riempito di neve per tenere tutta l'acqua possibile, utile per riempire i secchi nella calda estate, portati da bambini che venivano calati all'interno del pozzo con delle corde fino ad entrare in una buia stanzetta dove al centro un fosso circolare raccoglieva la limpida acqua che rinfrescava le giornate torride.

 

A destra i ruderi dell'antica rocca, che ancora in parte si regge a memoria di un importante passato, in cui fu importante feudo della famiglia Sanvitale, dal 1323 al 1648.

Per approfondire la storia della rocca clicca qui.


Una scorciatoia da qui vi porterà alla strada principale, passando per antiche costruzioni in sasso e case col tetto in piane , probabilmente recuperate proprio dall'antica rocca soprastante.


Il nostro racconto finisce qui, ma siamo certi che le parole non siano bastate a descrivere ciò che solo una visita all'antico borgo di Belforte può dare.


Buona passeggiata

Testi e foto di Davide Molinari